Da che età è possibile permettere l’uso del cellulare?
E’ davvero così dannoso?
Consegnarlo quando tutti già ce l’hanno non rischia di far sentire emarginato il ragazzo/a?
Viviamo immersi nella tecnologia che ci permette di svolgere attività in grande velocità risparmiando tempo prezioso. Una ventina di anni fa non avremmo mai pensato ad un futuro completamente immerso nell’on line, non sarebbe stato possibile affrontare una pandemia e pensare di continuare a tessere relazioni seppur virtuali. E invece eccoci qui, completamente incastrati in comunicazioni perpetue che talvolta riducono il nostro contatto con la realtà e di conseguenza il nostro livello di attenzione.
I ragazzi, specialmente i più piccoli, sono coloro che pagano le maggiori conseguenze in questa situazione; in ambito scolastico e sociale si assiste ad un aumento delle difficoltà di apprendimento, dell’attenzione, della capacità di organizzare un eloquio ricco e comprensibile sia dal punto di vista scritto che verbale, della capacità di stare in gruppo e conseguentemente un aumento di problematiche legate alla solitudine e all’ansia sociale. E’ solo colpa dell’uso dei cellulari?
Naturalmente la risposta deve poter prendere in esame diverse variabili: il tempo di fruizione, l’accesso a contenuti adeguati all’età, il controllo che l’adulto ha sul dispositivo. Un dato di fatto, che è tale perché sostenuto dalla letteratura, dice che senza tutti questi parametri è molto facile che il cellulare vada ad incidere negativamente sullo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale dei minori.
L’uso dello smartphone senza regole è dannoso perché i minori si ritrovano a non saper gestire questo strumento che offre contenuti che vanno oltre le loro capacità e che finisce, quindi, nel non essere semplicemente uno strumento che svolge una funzione ma una vera e propria protesi di noi stessi. Il paradosso che si è creato negli anni è che abbiamo pensato che offrendo i dispositivi da subito, avremmo potuto controllare maggiormente i nostri figli; in realtà gli abbiamo messo tra le mani un mondo di informazioni che noi non possiamo spiegare o mediare nell’immediatezza e che confondono, sovraeccitano e isolano. In breve, ci siamo resi conto che una volta fatti entrare nella rete in maniera illimitata, diventa molto difficile porre dei limiti e richiamare alle regole.
Quante volte si sentono dire frasi da parte dei genitori che chiedono ripetutamente di spegnere il cellulare e iniziare a studiare, o che dicono di smettere e cambiare attività?
Basta dare una risposta a queste domande per accorgersi di quanto sia complicato imparare ad autoregolarsi in un mondo che offre un’infinità di stimoli ed informazioni.
L’uso dei cellulari è sconsigliato al di sotto dei 14 anni, proprio perché nella fase preadolescenziale il cervello emotivo è più veloce di quello cognitivo; ovvero la parte che pensa, che tollera la frustrazione, che aspetta è ancora poco sviluppata mentre quella più istintiva è preponderante. Se avessimo dinanzi un preadolescente che passa molto tempo a cercare su YouTube documentari di storia o articoli scientifici sicuramente non ce ne preoccuperemmo, tuttavia nella maggior parte dei casi i nostri ragazzi fruiscono di contenuti veloci, che soddisfano desideri o bisogni emotivi e sociali e che vivono costantemente con il cellulare tra le mani.
A partire dai 14 anni quindi, è possibile pensare di regalare uno smartphone; a patto che questo venga usato per quello che realmente è: uno strumento che può velocizzare la nostra comunicazione che dobbiamo diffondere con attenzione. Se nella preadolescenza abbiamo agito considerando tutti questi aspetti, nella prima adolescenza sarà molto più facile inserire regole per la vita social; oltretutto anche gli stessi ragazzi avranno avuto modo di maturare competenze comunicative, emotive e aggregative maggiori che permetteranno un uso più consapevole del dispositivo.
Consegnarlo più il là con l’età non è sottrarre un’opportunità di inserimento sociale ma a tutti gli effetti, regalare loro la possibilità di viversi l’aggregazione reale.