“Mamma, sto male…non ce la faccio a fare questo esercizio… domani resto a casa”; “Oh, no…la matematica non fa per me!”; “Mi prendono tutti in giro…sono rimasto indietro…”; Queste e simili espressioni, spesso le sentiamo dire da bambini e ragazzi alle prese con i compiti scolastici. E se fossero la spia di un disagio più profondo legato ad un disturbo nella modalità di apprendimento?
Ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia, si accompagnano frequentemente problematiche legate alla gestione delle emozioni: nel percorso scolastico di bambini e ragazzi con DSA si manifestano spesso situazioni di disagio emotivo con senso di frustrazione e di rabbia, che comportano ansia, somatizzazione con dolori e malessere fisico e, nei casi più gravi, stati depressivi.
Il ritrovarsi ad affrontare compiti scolastici che non si è capaci di risolvere e il confronto quotidiano con i compagni di classe, conduce ad una scarsa considerazione di sé che mina l’autostima e spinge il ragazzo ad evitare quella che considera un’esperienza negativa, con il risultato di uno scarso rendimento scolastico che finisce col confermare il senso di inferiorità e inadeguatezza, generando comportamenti eccentrici, “esplosivi”, di rabbia, che nascondo l’ansia e il senso di fallimento.
Come fermare questo circolo vizioso? Come aiutare i nostri bambini e ragazzi?
Con un corretto percorso terapeutico occorre riconoscere il disturbo e fornire gli strumenti e le strategie più adeguate di compensazione e di intervento: vanno resi consapevoli i nostri ragazzi che la loro problematica, nello scrivere, nel leggere o nel fare i calcoli, non è una “malattia” ma un modo diverso di apprendere rispetto ai compagni e che, con i giusti strumenti, essi potranno gestire.
La consapevolezza dei genitori, docenti, educatori sui disagi legati ai DSA è l’elemento fondamentale: il primo passo per garantire ai nostri ragazzi il giusto sostegno.