Siamo abituati a pensare e ad associare la creatività ad un “fare” visibile, al produrre, ad un dinamismo che ci restituisce un’immagine di noi positiva, viva, “efficace”.
Eppure, sono tanti i momenti della vita in cui, in modo più o meno drammatico, veniamo fiaccati da prove, sofferenze e disagi che ci spengono la vitalità e la forza interiore. Stanchezza ed esaurimenti ci fanno sentire sbagliati. Entriamo in una dimensione di burnout, in uno stato in cui ci sentiamo bruciati, la nostra mente affaticata, incapace di vivere e portare taluni “pesi”.
In questi momenti tutto può apparirci fermo, vuoto, privo di senso, ci sentiamo improduttivi, sterili. Ebbene, accade che proprio allora possa manifestarsi in noi una inoperosità creativa. Già, con il giusto accompagnamento psicoterapeutico possiamo essere aiutati e sollecitati a scoprire dentro di noi un pozzo, una sorgente d’acqua in pieno deserto.
E’ una sorta di paradosso fecondo. Ci concediamo uno stop. Smettiamo di giudicarci, lasciamo emergere energie che sembravano sopite, cerchiamo di dare un volto alle ansie e alle angosce, restiamo sospesi, fiduciosi che da questo vuoto qualcosa di noi inatteso, sperato, venga fuori.
“Il vuoto è pieno di ciò che si attende”, diceva Paul Valéry, celebre poeta francese. Davvero in noi c’è forza per attraversare le notti e ritrovarci ancora di più.