La relazione tra dislessia e autostima è profonda e spesso complessa per chi la vive. Molte persone dislessiche crescono sentendosi meno capaci o problematiche a causa delle difficoltà incontrate nella lettura e nella scrittura, soprattutto se non ricevono un adeguato supporto o sono esposte a continue frustrazioni scolastiche.
Il confronto costante con i pari, gli errori frequenti, le difficoltà ortografiche o i tempi di lettura più lunghi, insieme ai feedback negativi da parte di insegnanti, familiari o coetanei, possono minare la percezione del proprio valore. Anche lo sforzo non riconosciuto – in modo consapevole o meno – influisce sul processo di costruzione dell’autostima.
Per questo, in presenza di dislessia, è fondamentale intervenire per rafforzare la percezione di sé. Una diagnosi precoce e un supporto adeguato fanno la differenza: sapere perché qualcosa è difficile riduce la frustrazione e permette di adottare strategie efficaci.
Una didattica personalizzata, l’uso di strumenti compensativi, un ambiente emotivamente positivo, l’attenzione ai punti di forza e le esperienze di successo – anche piccole ma costanti – nutrono l’autostima.
Nei bambini e negli adolescenti è essenziale riconoscere lo sforzo, valorizzare l’impegno e creare routine che permettano di vivere successi quotidiani. Per gli adulti, invece, è utile fare ricorso a strumenti digitali che eliminano barriere inutili, scegliere ambienti professionali che apprezzano la diversità negli stili di apprendimento e lavorare sull’autocompassione e sulla ridefinizione delle proprie narrazioni interne, riconoscendo il valore di un percorso impegnativo ma ricco di resilienza.
La dislessia non è un deficit dell’intelligenza: riguarda un modo diverso di elaborare a livello cognitivo, il linguaggio scritto. È importante trasmettere un messaggio positivo anche su questi aspetti, affinché possa svilupparsi e consolidarsi un’autostima sana, consapevole e valorizzata.
