Si avvicina l’appuntamento delle festività di fine anno e tutti siamo chiamati a ritrovarci insieme in famiglia: case che si riempiono, aspettative che crescono.
Le feste sono il tempo in cui la routine si allenta, tutto è in certo modo sospeso. Cosa vuol dire e che impatto provoca questo periodo sui nostri ragazzi, adolescenti?
Ci troviamo dentro un tempo che può amplificare emozioni contrastanti, riflettere equilibri, tensioni e affetti.
Da un lato c’è il calore della condivisione: tavolate, pasti lunghi, riti che si ripetono, storie che tornano. E per molti ragazzi è un’occasione rara di sentirsi parte di qualcosa di più grande, di rallentare, di essere visti, ascoltati.
Dall’altro lato, però, le feste mettono a nudo le distanze. Il bisogno di autonomia dell’adolescente si scontra spesso con spazi più stretti, regole non negoziate, domande insistenti: “Come va a scuola?”, “Che farai dopo?”, che possono suonare come giudizi.
L’adolescenza si conferma un tempo di trasformazione. Le feste chiedono spesso una versione di sé stabile e riconoscibile, che diventa difficile. Questo può generare frustrazione: il ragazzo fa difficoltà a rientrare nei ruoli familiari di sempre o a definirsi dentro una tipologia scelta da altri. I genitori, a loro volta, possono sentirsi spaesati davanti ai silenzi, sbalzi d’umore o prese di distanza.
Eppure, dentro questa complessità, c’è una possibilità preziosa. Le feste possono diventare un laboratorio di ascolto, magari sottolineando meno interrogatori e più curiosità, meno aspettative di perfezione e più autenticità. E questo può trasformare quello stare insieme in un modo che non è obbligato, ma diventa una scelta.
Quando la famiglia riesce a fare questo spazio – alle emozioni, ai tempi diversi – le feste smettono di essere una prova da superare e diventano un terreno dove ritrovarsi. Non risolvono tutto, ma possono insegnare qualcosa di semplice e potente: crescere insieme è un percorso, anche e soprattutto sotto le luci delle feste.

