Dialogo, scambio, incontro con gli altri: le relazioni sono il cuore e lo spazio vitale entro cui si forma la nostra identità. In questo articolo desidero riprenderne e ribadirne ancora una volta, l’importanza irrinunciabile ed essenziale.
Ma che significa “crescere” ed “educare” nelle relazioni? Soprattutto nel tempo dell’Intelligenza Artificiale?
L’altro ci riporta a noi stessi, il tu ci restituisce alla dimensione dell’io. Crescere ed educare nelle relazioni significa stare dentro il rapporto io-tu, imparando ad ascoltare, gestire i conflitti, riconoscere le proprie e altrui emozioni.
Lo si apprende, o così dovrebbe essere almeno, nelle trame delle relazioni familiari, nei legami affettivi stabili, nelle dimensioni sociali della scuola, del lavoro.
Non si tratta di accompagnare i nostri figli, ragazzi e noi stessi ad acquisire le buone maniere o il rispetto di regole sociali; significa promuovere lo sviluppo di competenze emotive, comunicative e sociali che permettono di comprenderci, di coglierci come persone, dal valore unico e irriducibile.
Nell’era digitale, del tempo dell’Intelligenza Artificiale, come si sta traducendo tutto questo?
Le nuove generazioni vivono gran parte dei propri contatti attraverso schermi e social network, dove spesso mancano empatia e comunicazione autentica. Occorre non demonizzare certamente i cambiamenti tecnologici che modificano i nostri consueti modi di comunicare, ma certamente è doveroso sovraintendere, comprendere senza pregiudizi a priori, queste trasformazioni; abitarle “da dentro” e, da questo spazio, costruire prospettive educative di accompagnamento per la crescita dei nostri ragazzi.
È un investimento sul loro benessere psico-fisico e sul futuro da costruire insieme, perché una società che sa relazionarsi è una società più umana e più felice.
Come scriveva Don Milani, “I care”, mi sta a cuore: è proprio questo il cuore dell’educazione relazionale — avere cura di sé, degli altri e del mondo in cui viviamo. Anche oggi, al tempo degli algoritmi.
