Quando si pensa all’estate, spesso si immaginano giornate rilassate, ritmi lenti, viaggi, tempo per sé. Ma per molti adulti con ADHD, la pausa estiva non rappresenta un momento di sollievo, bensì un periodo complesso, in cui si intensificano ansia, frustrazione e senso di disorientamento. Per chi convive con un disturbo dell’attenzione, la fine delle routine quotidiane può generare un senso di vuoto difficile da gestire.
Molte persone con ADHD fanno affidamento su una routine stabile per gestire la quotidianità. Lavoro, orari fissi, scadenze e impegni strutturati rappresentano punti di riferimento fondamentali. La pausa estiva, con la sua apparente libertà, può in realtà disorientare profondamente.
Senza una cornice definita, anche attività semplici — come alzarsi dal letto, iniziare qualcosa o concludere una giornata — possono diventare faticose. L’assenza di struttura può portare a procrastinazione, iperattività interna o, all’opposto, apatia e blocchi cognitivi.
Le vacanze sono spesso accompagnate da aspettative implicite: riposare, divertirsi, “ricaricare le batterie”, magari vivere esperienze memorabili. Ma per chi ha difficoltà con la regolazione emotiva e l’organizzazione mentale, il confronto con questi ideali può risultare schiacciante.
Ci si sente “sbagliati” se non si riesce a staccare la spina, se l’ansia continua a serpeggiare, se si fa fatica a godere del tempo libero. I social, in questo senso, amplificano il gap tra l’esperienza vissuta e quella mostrata dagli altri.
Per molte persone ADHD, questo rappresenta una vera sfida. L’inattività può attivare pensieri intrusivi, senso di colpa, un’irrequietezza interna che rende difficile rilassarsi davvero. Così, il tempo libero si trasforma in un paradosso: desiderato, ma difficile da abitare.
Come affrontare l’estate in modo più sostenibile?
Riconoscere questa realtà, parlarne apertamente e adattare le proprie aspettative è il primo passo per trasformare l’estate in un periodo davvero più “sereno” — non necessariamente perfetto, ma autenticamente sostenibile.
Un corretto intervento terapeutico può favorire queste condizioni di equilibrio, aiutando i pazienti a non disorientarsi, a privilegiare attività che coinvolgono il corpo e la mente (camminare, fare sport, creare, leggere, cucinare), più rigeneranti del semplice “ozio”.