“Forse sto da solo perché non valgo abbastanza.”
“Se nessuno mi cerca, magari il problema sono io.”
Sono pensieri che a volte, anche nel caldo dell’estate, quando capita che le città si spopolino e aumenta la sensazione di sentirci soli, ci attraversano anche senza che ce ne rendiamo conto.
Messaggi interiorizzati nel tempo, che finiscono per farci sentire sbagliati o “di troppo”. E così ci allontaniamo. Ci isoliamo. Non per scelta, ma perché ci sembra l’unica via possibile.
La solitudine non è sempre negativa. A volte è una pausa preziosa, uno spazio in cui ritrovarsi. Ma quando non è voluta, quando nasce da ferite, rifiuti, sensi di inadeguatezza, allora può diventare qualcosa di molto diverso: isolamento.
Ci si chiude, ci si protegge… ma alla lunga ci si sente sempre più soli. E spesso, insieme alla solitudine, si abbassa anche l’autostima.
È un circolo difficile: meno stima di sé → meno voglia di stare con gli altri → più isolamento → ancora meno fiducia in sé. E così via.
In psicoterapia, affrontare questi temi significa aiutare la persona a riconnettersi: con sé stessa prima di tutto, con le proprie emozioni, con le parti più fragili che magari si sono sentite rifiutate o poco amate.
Si lavora per mettere in discussione certe convinzioni profonde, come quella che “valgo solo se qualcuno mi sceglie” o “se sono solo, allora è colpa mia”. E si costruisce piano piano un senso di valore personale più solido, che non dipenda solo dallo sguardo o dalla presenza degli altri.
Perché sì, stare con gli altri è importante. Ma ritrovare il legame con sé stessi è il primo passo per sentirsi davvero meno soli.