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Il mito della “forma perfetta”: superare il Body Shaming e Self Shaming

Estate. Tempo di esposizione. Di corpi senza imperfezioni, sempre giovani, sempre performanti: un “mito” costruito dai media, dall’industria della moda e dei social, che si insinua nella nostra mente fino a farci sentire inadeguati, anche quando siamo perfettamente sani, belli e unici.

Viviamo in una società che ci educa fin da piccoli a credere in un ideale di “forma perfetta”: Ma chi ha deciso cosa significa “perfetto”? E soprattutto: perché dovremmo rincorrere un’idea di perfezione che ci allontana dal benessere reale?

E’ così che insorge il body shaming, ovvero la derisione del corpo altrui: punta dell’iceberg di una condizione più subdola e forse ancora più pericoloso, che è il self shaming: quella voce interiore che ci giudica, ci punisce, ci convince di non essere mai abbastanza. Una violenza silenziosa, quotidiana, che può spegnere l’autostima, l’amore per sé e persino la gioia di vivere.

Fenomeni che riguardano ragazzi, adolescenti, giovani e adulti. E chi si legano, come cause o aspetti derivati, anche al Bullismo nelle sue forme.

Secondo l’indagine YouGov 2019, circa un terzo dei cittadini europei ha subito body shaming almeno una volta. In Italia, il 43 % si sente sotto pressione dagli standard estetici.
Superare questi meccanismi non è semplice, ma è possibile. Serve un cambiamento culturale, certo, ma anche un lavoro personale: imparare a guardarsi con gentilezza, a rispettare i propri limiti, a celebrare le proprie differenze.
Perché il valore di una persona non si misura in centimetri, chili o likes, ma nella sua autenticità, nella sua capacità di amare e creare, nel suo diritto ad esistere così com’è.

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