Anche quest’anno celebriamo la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo (World Autism Awareness Day), istituita dalle Nazioni Unite sul finire del 2007. Un riferimento temporale che deve farci riflettere su come sia davvero recente lo sviluppo di un nuovo approccio scientifico, di riconoscimento e comprensione di una neurodiversità quale l’Autismo, che riguarda bambini, giovani e adulti e di come occorra promuovere una cultura dell’attenzione e dell’integrazione, con iniziative di sensibilizzazione come questa Giornata.
Immaginiamo un bambino che vorrebbe giocare con i suoi coetanei ma non sa bene come avvicinarsi. Oppure un ragazzo che vorrebbe esprimere un’emozione ma fatica a trovare le parole giuste. Per molti soggetti autistici o con difficoltà nella sfera sociale e comportamentale, queste situazioni possono essere una sfida quotidiana.
Non si tratta solo di saper parlare e sostenere una conversazione, ma anche di leggere i segnali non verbali, come un sorriso, uno sguardo o un gesto. Sono abilità che aiutano a inserirsi in un gruppo, a stringere amicizie e a sentirci parte di una comunità.
Ecco perché, per me, nella mia attività di psicoterapeuta, è fondamentale lavorare sulle abilità sociali di soggetti autistici. Competenze che comportano numerosi benefici nello sviluppo di un maggiore senso di fiducia in sé stessi, affrontando situazioni sociali senza sentirsi persi o inadeguati. Sapere come esprimere i propri bisogni e le proprie emozioni in modo chiaro favorisce la creazione di relazioni positive, che a loro volta migliorano il benessere emotivo e psicologico.
Ricerca e diagnosi contrastano isolamento e disperazione di molte persone autistiche e delle loro famiglie, riconoscendo l’Autismo come una neurodiversità, ma occorre che tutti facciano “la loro parte”, contribuendo cioè a far crescere una mentalità sensibile e positiva nei confronti dell’Autismo, cercando di creare condizioni e spazi più accoglienti e comprensivi, lontani da una visione negativa e deficitaria.